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Le pillole possono fare grandi cose: un antidolorifico può salvare una giornata, altrimenti guastata da un forte mal di testa. Mi riferisco alla pillola-farmaco, ci sono però le pillole di vitamine, gli integratori, insomma la categoria è ampia e può essere di grande aiuto.
La psicologia, purtroppo, non si può somministrare in pillole. E’ questo un concetto forse antipopolare, che fa apparire noi psicologi come vagamente snob e sopra le righe.
A molti verranno ora in mente gli psicofarmaci, ma sono tutt’altra cosa. Per quanto possa essere molto utile in certi casi affiancare ad una terapia di matrice psicologica una terapia psicofarmacologica (e viceversa), sono due cose separate e distinte, basate su apparati scientifici che possono avere punti in comune ma sono sostanzialmente diversi, hanno inoltre un diverso meccanismo d’azione. Perciò no, niente pillole in psicologia: dei psicofarmaci si occupa lo psichiatra.
Solo noi psicologi dobbiamo rendere le cose così difficili e dispendiose? Che ci crediate o meno, è difficile anche per noi. È la professione in sé ad essere davvero difficile, a richiedere capacità cognitive ed emotive che trascendono l’impegno ed affondano le radici in un’ottima capacità, maturata con esperienza e pazienza, di osservare se stessi ed un’altra persona allo stesso tempo. Un monitoraggio costante, insomma, sull’altro e su di sé. La responsabilità di accompagnare un’altra persona fuori dalla sofferenza accogliendo i suoi vissuti più intimi, dopo tutto, è davvero grande.
Non saprei come raccogliere tutto ciò in pillole, intendendo ovviamente la pillola in modo metaforico. Una sorta di Bignami; non ne ho mai avuto uno nemmeno al liceo, in effetti, come non ho mai letto un riassunto di un romanzo, ma questa è nulla più che una mia caratteristica e propensione. Dunque, forse sono io che non sono portata, o propensa, ad esprimere la psicologia in pillole.
C’è chi lo sa fare, tuttavia. Davvero. Anzi, a dirla tutta ne è pieno il web. Ci sono incredibili video di 10 – 15 minuti che ti spiegano come fare qualunque cosa: avere successo sul lavoro, stare bene per sempre (…sì, avete letto bene, per sempre), avere relazioni fantastiche, pensare positivo e comunicare energie positive all’universo, ottenere tutti i propri obiettivi professionali. Cose tipo ‘5 modi per avere un matrimonio felice’. Soprattutto, mi riferisco ai video corsi o anche corsi dal vivo, di uno, due o tre giorni, che promettono cambiamenti sostanziali nella propria vita. Ho scoperto così che le pillole esistono. Sono io a non conoscerne l’utilizzo. Apparentemente non posseggo nemmeno le capacità di sintesi adeguate a produrne.
Quello che mi piacerebbe appurare è la loro efficacia. Presentano almeno due consistenti vantaggi: la breve somministrazione ed un costo relativamente basso. Resta da valutare quali cambiamenti apportino, se siano i cambiamenti effettivamente desiderati, e quanto persistano nel tempo.
La terapia infatti, che sia un percorso di sostegno psicologico o una psicoterapia, ha alcune caratteristiche.
Ho fatto un piccolo riassunto, con tutti i suoi limiti. La terapia è un viaggio in un territorio ogni volta sconosciuto, per il terapeuta ma anche per il paziente. E’ un’avventura che richiede coraggio ed intraprendenza, ricambiate con scoperte e momenti imprevedibili.
Voi lo fareste un viaggio in pillole? Immaginiamo un viaggio lampo attraverso un paese sconosciuto, passando di città in città. Prossima tappa: scendi dall’autobus, fai una foto e risali. Ecco qua, un’altra città visitata. Possiamo dire di esserci stati, in questa città, ma visitarla, viverne le atmosfere, gli abitanti, la cultura, è altra cosa.
Ecco perché resto scettica sulla psicologia in pillole. Mi chiedo quanta reale conoscenza possano portare, e dunque, a quali obiettivi possano essere adatti.
Questo articolo è volutamente provocatorio. E’ ovvio che non si possa paragonare una psicoterapia ad un corso, magari online, per non parlare di un articolo di consigli; tuttavia non è scontato che chiunque colga la differenza. Mi spiego meglio. La psicologia è ahimé soggetta a banalizzazione, per la natura di ciò di cui si occupa, l’essere umano, così difficile da rendere oggetto di scienza – ed in effetti, è al contempo soggetto della scienza medesima.
Il problema è l’intento dichiarato. ‘Come risolvere tutti i vostri problemi di coppia’ può ben essere, in effetti, un obiettivo terapeutico (con la differenza che in terapia toglieremmo il ‘tutti’, perché ben sappiamo che i problemi insorgono in qualunque relazione, anche nella più felice, e la chiave è il modo in cui le persone coinvolte li affrontano). Può essere, e spesso lo è, il titolo di un articolo, o video, o mini corso, di argomento psicologico. E’ questo l’aspetto che contesto. Non c’è articolo che possa risolvere un singolo problema di coppia, o che possa farci divenire più sicuri di noi, perciò l’intento dichiarato è ingannevole. Magari in buona fede, ma tale è. Non dimentichiamo quanto bisogno possa avere una persona di credere in qualcosa del genere.
Dott.ssa Valentina Cozzutto
Psicologa Psicoterapeuta a Monza (MB)