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Il triangolo drammatico, concettualizzato da Karpman, rappresenta graficamente i tre principali ruoli che si possono assumere e le possibili relazioni tra loro. Questi ruoli si possono assumere interagendo con gli altri, ma anche nel momento in cui ci si pone in relazione all’altro nella propria immaginazione, o semplicemente nel modo in cui si legge un’interazione sociale.
In questa lettura, le relazioni sono competitive, non paritarie, e l’assunzione di un ruolo può essere funzionale a ‘vincere’ ai danni di un altro sentendosi superiore, oppure a confermare le proprie convinzioni, mantenendo un’immagine di sé, degli altri e del mondo costruita nell’infanzia e considerata l’unica lettura possibile.
I ruoli sono Salvatore e Persecutore, quali ruoli ‘vincenti’, e Vittima, il ruolo ‘perdente’.
Se può apparire intuitivo il motivo per cui una persona possa fare il salvatore o il persecutore, non si può dire altrettanto per la vittima. Immaginiamo tuttavia una persona che viva nella convinzione che il mondo è ingiusto, e le persone crudeli e irriconoscenti; non è così infrequente incontrare una di queste persone. Vivono per dimostrare a tutti la loro assunzione che ‘non ne vale la pena’ (di che, è irrilevante). Assumere il ruolo di vittima è un modo per confermare la loro lettura del mondo. Ecco che perdendo, vincono (Berne diceva che le persone accumulavano bollini per avere un buono premio. Se accumulo abbastanza bollini, posso ubriacarmi, ad esempio, o divorziare, o impazzire, o suicidarmi).
Oppure, posso assumere questo ruolo quale base di partenza da cui ottenere una maggior soddisfazione (ad esempio, il mondo è crudele, le persone sono ingiuste con me; io però sono meglio di loro, sono superiore).
Le possibilità d’uso, insomma, sono molteplici.
Dott.ssa Valentina Cozzutto
Psicologa Psicoterapeuta a Monza (MB)