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La fatica di scegliere

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La fatica di scegliere

Siamo essere umani e viviamo (chi mi legge, almeno) in una società che ci offre molte scelte.

Le più ovvie riguardano il che cosa fare. Iniziamo da bambini: vuoi fare nuoto o ginnastica? Quindi, quale scuola superiore vuoi frequentare? E ti vuoi laureare? Quale lavoro vuoi fare?

Fino a qui tutto facile. FALSO.

Ci sono poi le preferenze, i gusti personali: ti piacciono i romanzi o i saggi? Preferisci trattati di qualche materia particolare? Oppure non ami leggere, se non quotidiani? Ancora, preferisci seguire programmi di attualità? Guardi più volentieri un film o una serie? Preferisci il cinema o il teatro? Ti piace lo sport o la palestra? Eccetera.

Anche questa è roba facile. NON SEMPRE.

Vogliamo parlare delle scelte in campo relazionale? Davvero?

Fidanzarsi, avere più partner, avere tanti amici, o averne pochi e fidati. Uscire con tante persone, o preferire la compagnia di poche persone. Sposarsi o meno. Scegliere un partner del sesso opposto, o dello stesso sesso. Avere figli, uno due tre o nessuno.

Non farei neanche FINTA che possa essere facile.

Cos’è che può rendere una scelta difficile?

Va da sé che i motivi possono essere molti e molto diversi tra loro. Non parlerò di quelli di ordine prettamente pratico, perché non centrano nulla con un sito che si intitola vado in terapia. E’ chiaro che se ti piace viaggiare e vorresti andare in Australia, ma hai quei 450 euro sul conto, devi cambiare scelta. E’ altrettanto chiaro che se ti piacciono i romanzi ma devi preparare un esame, il romanzo lo leggi poi. Forse. Questo dipende dalla motivazione che hai nel preparare il tuo esame.

Nel fare una scelta, anche la più semplice delle scelte, ho bisogno di:

  1. Riconoscere quello che desidero. Questo comporta un buon contatto con le mie emozioni, che sono benzina necessaria ad intraprendere un’azione con motivazione adeguata.
  2. Ammettere quello che desidero, come cosa ok per me. In altre parole, riconoscermi il diritto a provare l’emozione che provo e di conseguenza legittimare il desiderio che ne deriva.
  3. Scegliere azioni congrue con le mie emozioni e desideri. Per fare questo devo pensare bene, ovvero pensare prendendo in considerazione quanto sopra, risorse e possibilità reali.

Ad ogni punto ci sono diversi motivi per cui qualcosa può andare storto. Questo perché nasciamo e cresciamo all’interno di un contesto sociale e di una famiglia, circondati a 360 gradi da opinioni, aspettative, racconti, tutti impregnati di emozioni di varie sfumature. Insomma, ci sono moltissime variabili che si inseriscono nel nostro processo decisionale.

Prima, o ‘più su’, si inceppa il processo, più difficile sarà venirne a capo, e più facile prendere decisioni che non sono realmente mie. In altre parole, meno sono consapevole e più faccio casino.

Se voglio tornare a casa alle 6 perché ho un programma preciso per me allettante, ma vivo con i genitori, che mi vorrebbero alle 24 a letto ed alle 9 sui libri, mi rendo conto dei problemi, analizzo le possibilità a mia disposizione, trovo la soluzione migliore.

Se invece voglio tornare a casa alle 6 perché ho deciso che torno quando voglio io, studio quando voglio, e se mio padre si arrabbia e mia madre piange o viceversa sono fatti loro perché ecc ecc ecc, ecco allora sarà difficile trovare una soluzione non conflittuale esternamente (con i genitori) o internamente (farò così, ma non mi va bene e mi rode). Questo perché la mia motivazione non è affatto chiara ed affonda in emozioni che lo sono ancor meno. Inceppo al punto 1.

Mettiamo che io desideri tornare a casa alle 2, ma non voglio deludere mamma e papà che mi vogliono alle 24. L’impegno mi interessa molto, lo so bene, di converso penso che il mio desiderio sia meno importante del rispondere alle aspettative di chi mi ha allevato. Metto da parte il desiderio, non importa quanto intenso sia, e mi adeguo. inceppo al punto 2.

Infine, scelgo cosa fare, ad esempio desidero andare alla festa, non ho problemi di orario perché li ho concordati o vivo da sola, ma la festa è lontana e non ho la macchina. Questo mi pone un problema per il ritorno. Decido di non pensarci e vedere come va, ritrovandomi a tarda notte sola, per strada, perché non ho recuperato un passaggio ed ho speso troppo per prendere un taxi; se ci avessi pensato per tempo, avrei potuto chiedere da subito se ci fosse un passaggio disponibile, o trovare qualcuno con cui dividere la corsa, o risparmiare durante la serata, o adeguarmi all’ultima corsa di autobus – tutte opzioni preferibili. Inceppo al punto 3.

Gli esempi sono banali, ma se ci pensiamo bene possiamo individuare passaggi simili anche nei casi più complicati. Nelle relazioni, per dirne una.

Scegliere in modo non rispettoso di sé, a lungo andare, rende i giorni pesanti, o insoddisfacenti, se non addirittura rischiosi.

…e no, non ho una soluzione easy-fai-da-te, per quanto vadano di moda. Se ce ne sono per voi, le troverete da soli, attraverso il vostro personale lavoro di ricerca e consapevolezza. Altrimenti,  lo devo dire davvero? Andate in terapia.


Dott.ssa Valentina Cozzutto
Psicologa Psicoterapeuta a Monza (MB)


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