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Terapia individuale e terapia di coppia: o l’una, o l’altra! Argomento sul quale di recente ho risposto frequentemente. Molte persone mi chiedono se io possa fare loro terapia individuale e di coppia. Si può fare?
Io non lo faccio. Invito chi inizia a fare una terapia individuale, e poi sente il desiderio di intraprendere un percorso di coppia, a rivolgersi ad un* colleg*.
Qual è il motivo? I motivi principali sono due:
l’alleanza terapeutica, e la natura stessa della terapia di coppia.
Riporto un passo di Irvin Yalom, tratto da ‘Il dono della terapia’, che parla proprio di questo:
Vi consiglio…di non trasformare la seduta in un incontro di coppia. Quando la vostra lealtà primaria è nei confronti di un solo membro della coppia, con cui avete un impegno terapeutico, non siete voi a dover curare entrambi i componenti. Se tentate una terapia di coppia con un carico di informazioni confidenziali ottenute da un solo membro della coppia, sarete presto coinvolti in un comportamento dissimulatore e falsato. La terapia di coppia funziona se viene fatta da un terapeuta la cui lealtà è uguale nei confronti di entrambi i partner.
Nell’intraprendere una consulenza, od un percorso terapeutico, con la coppia, il terapeuta lavora per aiutare la coppia stessa (e di conseguenza chi ne fa parte) ad individuare equilibri più funzionali, o talvolta ad intraprendere la difficile strada della separazione; è bene ribadire, infatti, che la terapia di coppia talora può evidenziare anche la necessità di sciogliere il legame, nel modo migliore possibile, pur nella sofferenza che tale strada comporta.
Proviamo ad immaginare di iniziare una consulenza di coppia, rendendoci conto che il terapeuta sa già tutto dell’altr*, mentre di noi conosce da lungo tempo l’immagine portatagli in terapia da lui/lei. Entrambe le persone meritano di lasciare la propria impronta nel percorso, senza che essa debba in qualche modo adattarsi, o sostituire, un’altra impronta già bell’e pronta.
Dott.ssa Valentina Cozzutto
Psicologa Psicoterapeuta a Monza (MB)